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Le «considerazioni finali» di Luigi Einaudi

di Luigi Federico Signorini
Dicembre 2021 - n. 12

Quando Luigi Einaudi, il 31 marzo del 1947, lesse la sua analisi «economico-morale» sui «fatti accaduti» nel 1946, in coda alla relazione annuale della Banca d’Italia, Considerazioni finali non era che il titoletto attribuito all’ultimo capitolo di un testo denso e pieno di dati. Quelle riflessioni tuttavia inaugurarono un genere nuovo nella letteratura economica italiana; un genere cui contribuiranno tutti i Governatori che fino al maggio scorso hanno presentato altri 74 di quegli scritti, che tirano le fila delle analisi sviluppate nel corpo della relazione, analizzano criticamente le politiche economiche, additano i problemi della finanza pubblica, indicano prospettive. In Banca vengono chiamate semplicemente «le Cf», e così le chiamerò io in questa conversazione. I sette successori di Einaudi, naturalmente, hanno adattato quel modello alla propria personalità e alla temperie economica e sociale in cui si inserivano. Molto è cambiato. Rimane però il fatto che quelle del 1947 costituiscono per noi un modello di comunicazione, un modello di assunzione di responsabilità1. Ma anche un modello di linguaggio, forse si può anzi dire un modello letterario (vedremo subito perché).

 

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